martedì 19 febbraio 2013

Eroe per caso

Ancora non ci crede, neanche lui.
Che il Vicenza terz'ultimo potesse vincere due trasferte di fila a Verona e Brescia, le uniche due squadre ancora imbattute in questo campionato, non lo avrebbe creduto nemmeno il più ottimista dei tifosi biancorossi.
Che poi il secondo, vitale 0-1 consecutivo sarebbe arrivato grazie ad un missile terra-aria di Nicolò Brighenti, professione difensore, zero gol in carriera fino a sabato 16 febbraio 2012, non lo avrebbe creduto neanche lui.
E invece è tutto vero: si veda il filmato e ci si stropiccino gli occhi.
Un certo Francesco Totti, qualche ora più tardi, in quello stesso giorno, ha segnato con una botta molto simile contro la Juve. E ovviamente tutti quelli che ne sanno di calcio hanno iniziato a profondersi in elogi speritcati, ché solo un campionissimo come il Pupone poteva firmare una prodezza del genere, questa è classe cristallina e inimitabile, giù il cappello.
Date fiato alle trombe, continuate a lodare il vecchierello di indubbio talento per uno dei tanti colpi di classe della sua luminosa carriera.
Io mi tengo stretta la risata incredula del giovane Brighenti, difensorino quasi sbarbatello con i piedi tutt'altro che aggraziati, che al Rigamonti ha sfoderato un colpo da fuoriclasse, come forse mai gli ricapiterà nella vita.
Nicolò, eroe per caso, stanne pur certo: io il gol di Totti me lo dimenticherò tra due settimane, ma la tua perla del Rigamonti la ricorderò con gioia, gratitudine e goduria per tutta la vita.


martedì 12 febbraio 2013

Siamo ancora vivi!

Era da un bel po' che non godevo così.
Perché dentro il missile scagliato da Franco Semioli sotto la traversa al 75' di Verona-Vicenza sabato scorso (9 febbraio 2013) allo stadio Bentegodi, ci sono tante cose.
C'è la rabbia di una squadra che quest'anno ha perso tanto, troppo, anche oltre i propri - molti - demeriti.
C'è la voglia di riscatto di un giocatore che finora aveva deluso un po' tutti, se stesso per primo, perché in serie B è uno che può e deve fare la differenza.
C'è l'orgoglio di una tifoseria che nonostante tutto non si rassegna, ma lotta e soffre fino a quando il cuore biancorosso continua a battere.
Dopo la sconfitta in casa con la Juve Stabia, sembrava di essere nella sala operatoria vista in mille telefilm, nel momento in cui il battito del paziente si arresta: "Dottore, lo abbiamo perso?".
No, ragazzi. Questo Vicenza non è ancora morto.
E lo ha dimostrato nel momento migliore, quello che ogni sceneggiatore avrebbe scelto.
Non una partita qualsiasi, ma la Partita, il derby con il Verona.
Non un derby qualsiasi, ma un derby in trasferta giocato da strasfavoriti: i gialloblu terzi e lanciati verso la serie A, noi terz'ultimi e dati ormai per spacciati alla retrocessione.
Un derby in cui abbiamo giocato con il cuore e l'umiltà di chi sa di dovere ringhiare contro avversari evidentemente più forti e più sereni, in uno stadio ribollente che reclamava la nostra testa come si faceva per i gladiatori al Colosseo. Ci siamo chiusi a difesa della nostra area come se fosse Fort Apache, sapendo di dover sfruttare quella che poteva essere forse l'unica occasione buona per uccidere il nemico.
Eccolo lì, lo spiraglio, l'unico angolo per scagliare la freccia mortale.
Franco Semioli lo ha visto all'improvviso, quando mancava un quarto d'ora alla fine, e ha colpito forte, deciso, spietato.
Quel pallone che si è inchiodato sotto l'incrocio, aveva dentro di sé l'urlo perentorio di Semioli, dei suoi compagni, di mister Dal Canto, di tutti i tifosi vicentini.
"Siamo ancora vivi!".