martedì 15 ottobre 2013

Gigi, nostalgia canaglia

Si può provare una nostalgia canaglia per qualcuno che non si è mai conosciuto o qualcosa che non si è mai vissuto personalmente? Sì, se il racconto dei testimoni è così vivido, emozionato ed emozionante che riesce a coinvolgerti totalmente.
Limitandoci ai ricordi calcistici, la mia nostalgia più canaglia è sempre stata dedicata al Real Vicenza di Gibì Fabbri, secondo molti una delle squadre più spettacolari viste in Italia negli ultimi quarant'anni. Ci siamo mancati di poco, io e il Real Vicenza: il triennio d'oro biancorosso è andato dal 1976 al 1979, e io sono nato proprio nell'ottobre di quell'anno. Ma mio papà e mio zio, che al Menti in quei campionati hanno avuto la fortuna di esserci, fin da piccolo mi hanno raccontato entusiasti le gesta di giocatori come Rossi, Filippi, Carrera, Cerilli, diventati così i mitici eroi del mio epico mondo calcistico solo immaginato.
Più recentemente, quando per qualche anno ho abitato a Torino, ho avuto modo di respirare e sentir raccontare altre storie calcistiche epiche e affascinanti, stavolta a tinte granata. Una è l'epopea del Grande Torino e dello stadio Filadelfia. E se esistesse una macchina del tempo, confesso che pagherei una discreta cifra per poter vedere una partita di quella squadra straordinaria in quello stadio straordinario. Personalmente, però, sono affettivamente ancora più legato all'altra epica e tragica storia granata: quella che racconta di un ragazzo fuori dal comune, non solo per il suo talento, morto mentre attraversava la strada quando aveva appena 24 anni, proprio il 15 ottobre di 46 anni fa. Quel ragazzo si chiamava Gigi, Gigi Meroni. Aveva sempre il numero 7 sulle spalle, lo stesso che indossavo io da ragazzino. Aveva un animo d'artista in campo e fuori: si inventava dribbling e gol fantastici, dipingeva, amava i Beatles, disegnava da sé gli abiti che indossava, girava per il centro di Torino con una gallina al guinzaglio. Un genio ribelle, una simpatica canaglia. Ecco, per questa canaglia io ho imparato a provare una profonda nostalgia canaglia. Perché se quella maledetta sera d'ottobre Gigi Meroni non fosse stato investito, chissà quanti altri gol ci avrebbe regalato come questo geniale, assurdo tiro a giro inventato dal nulla in un Inter-Torino del marzo 1967 (dopo venti secondi dall'inizio del filmato qui sotto). Il coniglio è uscito dal cilindro, ed è andato a volare morbido proprio sotto il sette. Già, il suo sette. Ciao Gigi, quanto ci manchi.